Malinconia d’ottobre

Oggi è uno di quei giorni in cui penso che i giovani che hanno scelto di lavorare nel settore della cultura e dello spettacolo, qui in Italia, abbiano sbagliato tutto.

Lavoro nero, quando e se si riconosce che è lavoro. Lavoro castrato, sì.. perché le possibilità di portare a termine i progetti, con pochi o addirittura senza fondi, ti costringono a ridimensionare i sogni.. o a dimenticarli. Lavoro buffo.. perché a quanto pare curare la promozione di un progetto, scriverne una chiara e fruibile presentazione, diffondere un comunicato stampa per renderlo noto alla stampa e al pubblico, programmare e realizzare un evento che lo racconti in tutti i suoi aspetti, non costituiscono, nel loro insieme, una serie di attività qualificanti!!! Anzi, guai a dire, in un momento di stanchezza, che sei stressata, perché ti guardano con fare canzonatorio e ti dicono “tu???  perché a fare un articolo ti stanchi?”…

Guardo la graduatoria, è vero! “Limiti” è stato finanziato! In verità non ci speravo più, è  passato più di un anno dalla sua presentazione al bando “Giovani per il sociale” … non pensavo sarebbe mai andato in porto.

Attimi di soddisfazione misti ad una sana ansia da prestazione. Contratti.. e via, si parte!

Mmm.. un attimo.. prima di armarmi e partire.. ritorno alla parola “contratto”, il discorso di cui sopra dovrebbe far capire che ad una “regolamentazione” del lavoro, una giovane professionista di 27 anni, non è certo abituata!

Dicembre, sono meno malinconica. Odio il periodo natalizio ma sono talmente indaffarata ad organizzare il convegno/conferenza stampa di presentazione di “Limiti” che non ci penso. Per la prima volta mi trovo ad organizzare un evento in un carcere, non sono sola.. c’è una struttura alle spalle costituita dalla Motus e dalla Solot.. ma mi sento comunque responsabile di ciò che accadrà. Voglio che il mio comunicato stampa sia chiaro, voglio che venga pubblicato su tutti i giornali locali, voglio che abbia uno spazio sul nazionale, sulle riviste di settore, che vengano tante persone alla presentazione, che i relatori scelti per il convegno non diano forfait, voglio essere in grado di moderare la conferenza e il convegno al meglio. Sono un pochino stressata, ma stavolta chi mi sta intorno lo accetta -tranne qualche stacanovista della dissacrazione di tutto ciò che è cultura!-

Anche il convegno va bene. Natale passa. E il progetto prende piede. Cominciano i primi contatti con i detenuti che parteciperanno alle attività previste… è difficile per me far capire loro il mio ruolo… che non si vede, si lasciano andare difficilmente perché non riescono ad “inquadrarmi”… non agisco con loro nella pratica teatrale, li osservo soltanto… per poter raccontare dei progressi  che fanno a quel mondo esterno, momentaneamente inaccessibile, che a loro sembra così lontano.

Gennaio, Febbraio… coordino l’organizzazione del gruppo di “noi operatori”.. non ci conoscevamo bene tutti prima di cominciare… anche noi dobbiamo inquadrarci, capirci.. coordinarci e assaporare insieme l’entusiasmo che muove il progetto. Ci riusciremo?

“Pioggia di Marzo”… E si e no! Pensiamo, per la promozione del progetto, ad un open class di teatro sociale: il carcere di Benevento che apre le sue porte ad un gruppo di liceali e ad alcuni universitari. Ebbene sì, per la prima volta occhi esterni puntati sul nostro operato.. in corso d’opera!

Forse mi sento più sicura della prima volta, il comunicato si scrive quasi da solo, la grafica per la promozione dell’evento prende forma , lo spot realizzato è pronto per essere trasmesso in tv…

So che avrò, come pubblico, anche tanti colleghi giornalisti curiosi di scoprire le novità del lavoro che stiamo portando avanti e che tanti ragazzi, miei coetanei, diventeranno fruitori, al momento per un giorno (e poi grazie a questa piattaforma anche nell’immediato futuro) del nostro progetto e ci diranno cosa pensano… sinceramente non vedo l’ora di questo confronto diretto tra il microcosmo di Limiti e l’esterno!

A quanto pare.. altro bel colpo…l’open class suscita emozioni positive…riflessioni costruttive…e mi fa pensare seriamente che la cultura e lo spettacolo siano due dei pilastri del vivere sociale…e che l’autunno è solo una stagione…che passa.

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RAMO SCARAMANTICO opera di Anita Trotta