Roma Tiburtina. Ore 12.55. Direzione Milano. Torino. Casa, comunque. Caldo, eterno persecutore. C’è un treno, al binario 12. Sta per partire. Carrozza 9, posto 38: Camilla. E Lia dov’è? Lia è davanti al treno, più precisamente davanti alle porte che si chiudono. Vita dannata.
Le porte del treno meritano una riflessione a sé. Non sono come le porte di casa, che puoi decidere di chiudere o aprire quando vuoi, e puoi anche decidere il come chiuderle: sbatterle, accostarle. Le porte del treno sono automatiche. Ti prendono in giro mentre si chiudono. All’interno magari c’è anche l’aria condizionata e tu stai crepando di caldo là fuori. E loro si chiudono. In più sei un attore, e quindi hai una valigia molto pesante e sei povero: il tuo biglietto low cost vale per te una fortuna. Certo, essendo attori le porte in faccia dovrebbero essere un’abitudine consolidata. Quante porte chiuse in faccia? A volte neanche quelle, a volte solo silenzi. Un lavoro di porte, il nostro. Eppure, con le “Mille e una notte”, anche per noi una porta si è aperta.
Siamo a Roma ma non siamo a Roma. Chi ha avuto il tempo di vederla Roma? (Peccato, ci rifaremo). Siamo in un teatro, e oltre a Camilla e a Lia ci sono altri venti giovani attori. E quando arrivi al primo giorno di lavoro sei sempre spaesato. Ma poi ti riprendi. Intorno a te sono tutti entusiasti, singolari. Ce n’è una che fa sempre – sempre – domande, un’altra che per dirti che ti ama ti insulta.
Ventidue persone in scena sono tante. Ventidue persone che si rotolano per terra, e strisciano, e sudano, corrono, saltano, urlano. Tutto questo per nove ore al giorno, chiusi in un teatro. Un teatro che ha visto accoppiarsi orsi e scoiattoli, donne scivolose sulle mani di uomini violenti, lussuria e languore da fotografia ingiallita.
Però quell’amarezza la senti sempre, quando stai per perdere un treno. Ti viene quasi da piangere. Ormai perduto, sei convinto che quel treno partirà. Ti bruciano i polmoni, senti le gengive atrofizzate e ti sembra che ti si stiano per staccare i denti.
E mentre maledici il destino infausto, la porta si apre.
Cara Lia, nella carrozza 9 il posto 37 sta aspettando solo te.
Questo post è stato scritto dalle attrici Lia Marchesini e Camilla Alisetta
Lia Marchesini nasce a Milano nel 1987. Studia pianoforte e violoncello al Conservatorio di musica “G. Verdi” di Milano. Frequenta il liceo classico. Nel 2012 si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano. Nel 2014 si diploma come attrice alla Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”. Studia con Vittorio Franceschi, Alessandra Frabetti, Claudia Busi, Marco Cavicchioli. Segue seminari diretti da Daniele Salvo, Mauro Avogadro, Mamadou Dioume. Recita in diversi spettacoli, teatrali e lirici, tra cui “Caro bugiardo” e “Sei personaggi in cerca d’autore”, regia di Gianni Mantesi; “Antologia di Spoon River”, regia di Vittorio Franceschi; “Cuore – La tragedia dell’infanzia”, regia di Marco Cavicchioli; “Gl’Innamorati”, regia di Gabriele Tesauri; “Parsifal”, regia di Romeo Castellucci; “Amleto opera 32”, progetto artistico del maestro Roberto Polastri, musiche di Dmitri Shostakovich, Teatro Comunale di Bologna.
Camilla Alisetta si è diplomata al Teatro Stabile di Torino nel 2012.
Ha Lavorato in diversi spettacoli diretta da Valter Malosti, Daniele Salvo, Eleonora Moro, Maurizio Panici, Leonardo Lidi, Massimo Sgorbani.
Nel 2014 ha approfondito i suoi studi a New York frequentando il Susan Batson Studio.