Le mille e una notte – ovvero l’arte di leggere e raccontare storie

Bill Viola Martyrs - Earth, Air, Fire, Water (2014)
Bill Viola Martyrs - Earth, Air, Fire, Water (2014)

Fare un adattamento teatrale de Le mille e una notte può sembrare impresa impossibile. La celebre raccolta di novelle orientali è come un labirinto dove si perde la strada ancor prima di entrare. Come cominciare il viaggio? Perché di un vero e proprio viaggio si è trattato. Dalla lettura dell’opera nella sua integrità. Sfidando l’antico detto arabo che dice “Chi legge le mille e una notte dall’inizio alla fine muore”, ci siamo fatti Shahriyàr e abbiamo letto i racconti dall’inizio alla fine. Abbiamo selezionato poi alcune delle storie che Shahrazad racconta al Re, storie che avessero qualcosa in comune, un’immagine, una situazione, una tematica. Di tutte le storie alla fine ne sono rimaste cinque. Ci siamo subito resi conto che parlavano tutte d’amore.

Dentro queste storie abbiamo individuato poi dei nuclei narrativi e abbiamo cominciato a lavorarci su. Il primo approccio è stato molto istintivo. Abbiamo cercato di entrare in contatto con lo strato più profondo di ogni brano testuale. Da questo siamo passati all’elaborazione di un’ipotesi narrativa. Come raccontare in scena ogni frammento? Abbiamo avuto di fronte molteplici possibilità. Alcune schegge si prestavano perfettamente alla sola azione scenica, altre funzionavano bene con la pantomima, altre ancora richiedevano la scrittura di una drammaturgia. La duttilità e la ricchezza del linguaggio teatrale è sempre sorprendente. Ne è venuta fuori una forma composita, dove tutte le lingue si sono fuse in modo organico.

Video, musica, azione, testo, tutto è nato dal lavoro di palco con gli attori che hanno letto, elaborato, scritto sotto la guida dei professionisti-docenti che li hanno accompagnati in ogni fase della creazione. Nel mio specifico, la scrittura drammatica, posso ritenermi molto soddisfatto. La parte testuale si è rivelata da subito interessante e originale. Gli attori sono arrivati a maturare un’unica voce, poetica e incisiva. E’ accaduto qualcosa di magico. Dopo più di mille anni, Shahrazad è tornata a parlare.

Questo post è stato scritto dal Docente Vincenzo Manna

Nasce a Roma nel 1977. Laureato in Stilistica e Retorica all’Università degli Studi di Firenze, frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Si diploma in regia nel 2009 con lo spettacolo Fari nella nebbia, che è anche il suo debutto come drammaturgo. Artista tra i più interessanti della nuova generazione teatrale italiana, Vincenzo Manna lavora come regista e autore, sceneggiatore e traduttore. Dal 2013 è docente di Recitazione e Storytelling presso l’Università Link Campus di Roma. Numerosi i riconoscimenti finora ottenuti, tra cui il Premio SIAE come miglior nuovo autore italiano, assegnatogli durante il 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto. Alcuni dei suoi testi sono pubblicati presso le case editrici “Editoria&Spettacolo” e “Titivillus”. Tra i suoi lavori: Fari nella nebbia finalista al 50° Premio Riccione, menzione speciale della giuria; Cani 2° Premio Borrello per la Drammaturgia e Premio CassinoOFF 2014; Hansel e Gretel vincitore del Premio Scenario Infanzia; L’ultima cena finalista al Premio Hystrio 2011; Giulio Cesare traduzione per lo spettacolo selezione Globe to Globe (regia A. Baracco) che rappresenta l’Italia durante le manifestazioni culturali delle Olimpiadi di Londra 2012; Inverno di Jon Fosse, regia realizzata per ATCL e Florian Teatro Stabile di Innovazione di Pescara in tour nella stagione 2015/2016.