1001 domande (a tratti qualche risposta).

1001-domande

Che cosa c’è dietro uno spettacolo? Quanto sudore? Quante energie? Quanto si tiene e quanto si scarta? Quanto tempo serve per creare quello che in un’ora o poco più sarà consumato? Apro a caso il mio quaderno degli appunti e leggo: “non avere fretta”, “non avere paura del vuoto”, “chi siamo diventati in questi 30 giorni?” “Lavora sul bilico”, “togli il superfluo”, “capisci il tempo d’uscita, ovvero: quando devi toglierti dalle palle.” E non capisco più se sono annotazioni prese dopo le improvvisazioni o pensieri della sera, istruzioni per la scena o istruzioni per la vita. Sembra non ci sia davvero differenza.

Certo, svegliarsi presto tutte le mattine, 3 ore di training fisico in una sala prove piccola e con l’aria condizionata rotta, prove tutti i giorni fino a sera e quando torni a casa scrivi, cerchi immagini, materiale, studi, pensi, non stacchi mai; certo, si, è una tortura, è frustrante; a volte pensi che tutto il lavoro che hai fatto sia sbagliato, che hai sprecato energie, che non sei per niente intelligente e furba come pensavi, che hai la testa vuota, che insomma sei un fallimento, uno scarto, una nullità, come attrice, come donna, come essere umano, che perché non hai studiato lingue come ti diceva la mamma? e così via, tuffi olimpionici nella depressione più sconfinata.

Poi finalmente ti addormenti. Ti risvegli la mattina dopo e in quella sala prove meravigliosamente soffocante ritrovi i tuoi 20 colleghi che insomma, a guardarli bene, chi più chi meno, stanno messi tutti come te: occhiaie, paranoie e attimi immensi di gioia.

E cosa c’è di più vitale di questo? Cosa c’è di più vivo? Di più palpitante? Non è così estremamente necessario? Non è come la vita?

Che confusione che ho fatto. Ci avete capito qualcosa? E io? Io ci ho capito qualcosa? Ecco, credo sia questo il motivo per cui faccio questo lavoro e mi piace farlo come lo abbiamo fatto in questo mese. Perché nel caos più totale trovi un ordine, trovi una risposta, e quando ti sembra di averla trovata ecco che l’hai già persa, e allora non ti resta che continuare a cercare.

Ma mi sa che De Filippo l’ha detto meglio di me: “Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita”.

Questo post è stato scritto dall’attrice Francesca Agostini

Francesca AgostiniFrancesca Agostini debutta in teatro nel 2008 a fianco di Maurizio Donadoni nell’”Enrico IV” di Pirandello ,per la regia di Andrea Battistini, presso il Teatro Stabile di Brescia. Da lì si iscrive alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova dove, fra gli altri insegnanti, lavora con Valerio Binasco e si diploma nel 2012. Sarà Ismene nell’”Antigone” e poi Ermia nel “Sogno in una notte d’estate” del Teatro della Tosse, sarà Giulietta nel “Romeo e Giulietta” di Andrea Battistini. Negli ultimi anni si dedica soprattutto al cinema e alla televisione. Lavora con Liliana Cavani, i fratelli Taviani; è l’assistente personale della Fallaci nel film “L’Oriana” di Marco Turco; è Sofia, la protagonista di “Hope Lost” a fianco di Michael Madsen, Danny Trejo e Daniel Baldwin, è la protagonista femminile di “Short Skin” di Duccio Chiarini, film che ha vinto il Ciak D’oro quest’anno come miglior opera prima.