Danziamo danziamo, altrimenti siamo perduti – Pina Bausch

Satiro Danzante_Museo di Mazara del Vallo
Satiro Danzante_Museo di Mazara del Vallo

TREMENDO: durante un giorno di lavoro di un caldissimo luglio romano, chiusi dentro un’aula nella quale venti ragazzi e ragazze sudavano molto più di quanto immaginassero di poter sudare, ho sentito e creduto di non avere “i mezzi”, “gli strumenti”, “le risorse”, “le certezze” per affrontare quell’esercizio di improvvisazione – lo chiamo così, ma perdonerà il Patron Baracco: sì, mi son proprio detto “se mi chiede di inserirmi nel lavoro io non so proprio che cacchio fare”.

Sono stato chiamato.

Ho dovuto lavorare anche io.

Mi son sentito totalmente perduto. Smarrito. Quasi vuoto direi.

TREMENDO penseremmo noi “attori”, perché NON SIA MAI – PER CARITA’ – che noi ci si senta sprovvisti di “idee”, incapaci di “rispondere” o ancora “che non si sappia cosa fare”.

E’ stato divertentissimo, invece. Nell’istante successivo alla mia presa di coscienza di non sapere che cacchio fare, il mio corpo, prima ancora che la mia testa, ha detto: STICAZZI – qui mi perdonerà il bon ton.

E’ stato divertente e strano, bello, eccitante, faticosissimo, tremendo, meraviglioso, boh: non dico si sia verificato un miracolo e non mi importa nemmeno saperlo, soltanto ho tentato di vivere un’esperienza differente, di stare in modo differente da come sto di solito, di non difendermi, di non proteggermi, di gettarmi a capofitto in questa sensazione fantasmagorica di vuoto, di “E ORA?”.

Certo, poi mi si è chiesto di correre in tondo per più di cinque minuti come un matto e lì ho creduto che mi stesse per venire un infarto e che mi avessero gettato un secchio d’acqua addosso, tanto la mia maglietta era zuppa, non bagnata, zuppa.

Ricordo però che dopo, quando abbiamo condiviso insieme qualche riflessione sul lavoro svolto, una parola m’è affiorata alla mente: PERDITA. Nel senso di rilascio, nel senso di un peso che a un certo punto capisci che puoi dimenticare o addirittura mollare alla bisogna! Ah! E sei più leggero, puoi aumentare la tua capacità di contenere, di accogliere e dare, puoi essere nuovo-vuoto ogni volta. E tentare di perderti del tutto. Tentare, eh! Poi quello che succede succede, però almeno per un po’ di tempo uno ci prova ed è tanto bello! Tanto poi c’è la pausa. E vai a berti un bicchiere di the freddo della zia Rosa.

Questo post è stato scritto dall’attore Mauro Lamantia

Mauro LamantiaNasce nella bella Palermo, ma cresce ad Enna, una città sopra un monte al centro esatto della Sicilia. Durante gli anni turbolenti del liceo scopre la passione per il teatro e dopo gli studi scolastici entra alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Luca Ronconi. Nel 2011 si ritrova con un diploma in mano, un po’ di paura e molta voglia di recitare. Lo fa sui palcoscenici del Teatro Elfo Puccini e del Teatro Filodrammatici di Milano, del Teatro della Tosse di Genova, del Teatro Stabile di Napoli e fonda insieme ad altri folli individui una compagnia che si chiama Idiot Savant e che ha già all’attivo cinque produzioni. Nel 2012 è secondo classificato al Premio Hystrio alla Vocazione e gira quello che spera sia il suo primo film (è protagonista in “Ti si legge in faccia”). Da poco ha saputo di essere candidato al Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2015 nella categoria Miglior Attore Emergente per lo spettacolo “La Morte della Bellezza” (regia di Benedetto Sicca) e ha avuto la reazione che si ha di fronte a un videoclip in cui la Carrà, Heather Parisi e Viola Valentino cantano tutto il trash italiano ballandoci sopra.