E’ molto più difficile di così

E'-molto-più-difficile-di-così

Non amate voi stessi nell’arte,

ma amate l’arte in voi stessi.

K.S. Stanislavskij

Il corso di recitazione è stato pensato e quindi realizzato in varie fasi, per giungere infine nel periodo di settembre nel momento dell’allestimento dello spettacolo.

In un primo momento, iniziato con le audizioni e proseguito per le prime due settimane di lavoro,   si è cercato di mettere in relazione le varie personalità umane ed artistiche in campo individuando quali fossero le esigenze formative di un gruppo di giovani attori estremamente eterogeneo sia per esperienza professionale maturata che per percorso di studi svolto. In breve tempo è stato evidente che era necessario scardinare alcune abitudini “scolastiche” che inevitabilmente la maggior parte di loro portavano in dote. E’ stato per questo utile ed indispensabile sottolineare sia verbalmente ma ancor di più attraverso il lavoro quotidiano, sul campo, quanta distanza intercorra tra le dinamiche accademiche e le dinamiche professionali. Proprio nel tentativo e con l’obiettivo dichiarato di porre i partecipanti al corso all’interno del meccanismo professionale si è deciso di coinvolgere nell’insegnamento personalità artistiche che hanno a che fare sì con la formazione ma che in primo luogo sono professionisti del teatro, siano attori, registi, drammaturghi, musicisti, videoartisti, scenografi, nel tentativo di oggettivare il più possibile tutte le problematiche del MESTIERE.

Sin dall’inizio ci si è quindi relazionati ai ragazzi non come allievi ma come giovani colleghi cercando di mostrare loro quali siano i nodi fondamentali del “mestiere” dell’attore, quali le complessità, cosa sia necessario mettere in campo per “funzionare” all’interno di una dinamica professionale, che vede loro ed il ruolo che svolgono come punto cardine e centrale dell’evento spettacolare.

 “E’ molto più difficile di così” è stata la frase che i giovani attori si sono sentiti ripetere più spesso. Avendo appena concluso il percorso formativo accademico, la maggior parte di loro, si poneva nei confronti del lavoro, in modo consapevole o meno ha poca importanza, in maniera “ingenua”, ossia cercavano immediatamente di dare risposte ai problemi che il testo poneva più che cercare di porsi le giuste domande evitando accuratamente di definire la risposta. Illudersi di avere la risposta può essere estremamente rassicurante ma paralizza inevitabilmente il percorso creativo e la costituzione del proprio immaginario, ed essendo convinti che l’immaginario è l’unico luogo/oggetto che l’attore ha a disposizione per muovere la materia testuale, il compito è sempre quello di averne estrema cura e di trovare il modo di nutrirlo continuamente, ossessivamente. La parola d’ordine è CORAGGIO, il giovane attore deve giungere alla consapevolezza che nel suo mestiere non esistono situazioni o luoghi rassicuranti, l’attore si muove costantemente su una soglia dalla quale si intravede una strada, una via di fuga, un luogo di “salvezza”, sarà a lui ed al suo coraggio appunto decidere fin dove percorrere quella strada; è spaventoso ma necessario se vogliamo azzardarci a parlare di arte della recitazione.

I racconti di MILLE E UNA NOTTE sono stati in qualche modo la zavorra per non perdersi,  in definitiva il “luogo da interrogare”; i racconti sono stati il punto di partenza dal quale elaborare la drammaturgia che è stata interamente composta dagli stessi attori sotto la guida dei docenti di riferimento. Anche la scelta dei racconti da inserire all’interno della scrittura scenica sono stati decisi dagli allievi, per sensibilità, necessità, desiderio, ciò per far sì che facessero esperienza della responsabilità “autoriale” che presuppone, sempre, il mestiere dell’attore.

Proprio per questo, il processo che ha portato alla realizzazione dello spettacolo è iniziato da una lunga fase/periodo di “improvvisazioni” sul palco, in cui gli attori andavano ad indagare sia le tematiche generali che si sono individuate essere pertinenti di Mille e una notte (la violenza sulle donne, l’amore, l’abbandono, la complicità femminile ecc..) sia quelle più particolari riferite ai vari racconti che Shahrazàd “dà in pasto” al Sultano Shahriyàr. Si è così giunti alla composizione di una sorta di “cornice” che fa da basso continuo all’intera vicenda, il rapporto tra  Shahrazàd ed il Sultano, all’interno della quale vengono poi a svilupparsi  quelle che potremmo definire vere e proprie “schegge” di alcuni dei racconti delle Mille e una notte. Si è deciso di procedere con questa struttura da un lato nel tentativo di restituire il meccanismo narrativo messo in atto da  Shahrazàd, che attraverso la propria capacità di invenzione e immaginazione riesce ad “intrappolare” e poi trasformare la violenza e la sete di vendetta verso le donne di Shahriyàr; dall’altro per porre il pubblico nella medesima situazione “visionaria” in cui si trova Shahriyàr, spettatore privilegiato dei racconti di Shahrazàd.

Questo post è stato scritto dal Regista Andrea Baracco

Andrea-BaraccoAndrea Baracco si laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”. Si diploma e perfeziona in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Tra i suoi lavori più importanti: nel 2011 firma la regia di Giulio Cesare di W. Shakespeare, spettacolo andato in scena al Globe Theatre di Londra e vincitore DEL CERTAMEN ALMAGR-OFF, Festival Internacional del Teatro Clasico di Almagro (Spagna). Nel 2012 dirige, per la rassegna “Garofano Verde”, Johnson – Nelle stanze del Presidente da un racconto di David Foster Wallace, con Paolo Bonacelli. Nel 2012 debutta alla regia cinematografica dirigendo il film “La logica delle cose”, di cui è anche co-sceneggiatore. Nel 2013 mette in scena Vita di Edoardo II d’Inghilterra di Bertolt Brecht all’ Olimpico di Vicenza per il 66° ciclo di spettacoli classici per la direzione di Eimuntas Nekrosius. Nel 2014 firma la regia di Hamlet di William Shakespeare (produzione Romaeuropa Festival, Teatro di Roma e 369 gradi) che ha debuttato al Festival del teatro Classico di Almagro (Spagna) ed è stato in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma all’interno del Romaeuropa Festival. Nel 2012, 2013 , 2014 firma rispettivamente le regie di Troilo e Cressida di William Shakespeare , Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespere e Odissea di Derek Walcott, per il TSA (Teatro Stabile d’Abruzzo). Nel 2016 dirigerà Madame Bovary di Flaubert su adattamento di Letizia Russo. All’attività di regista coniuga quella di docente di recitazione e regia.