#Tunisia2016 – 16 Marzo

Polvere, polvere, polvere. Così inizia la nostra giornata in sella allo sgangherato ma prezioso pulmino guidati dal fedele Nidal. Ci allontaniamo dal centro di Tunisi, dal finestrino tutto è un cantiere a cielo aperto, case solo di mattoni rossi, ogni giorno se ne aggiunge uno, sembra il dopo guerra. Invece, è solo il post-rivoluzione: “piano piano ce la faremo a mettere tutto a posto”, mi spiega Daker.

Ci si spalanca un cancello ed entriamo in un’isola nel deserto, è l’accademia delle arti di Tunisi. L’unica università di discipline artistiche, dalla danza al teatro alle arti visive, di tutto il Paese. Settecento iscritti con test di ingresso. Mura bianche, finestre e porte azzurrissime, una radio universitaria, un teatro da 450 posti. La casetta dove di svolgono i laboratori è la più lontana, un mondo fantastico, alle pareti i burattini e le maschere che costruiti nei giorni precedenti. I dubbi sulla lingua, sulla comprensione e sulla tecnica spariscono in un attimo. Un docente tunisino di un master in commedia dell’arte introduce magistralmente il laboratorio. Gli studenti arrivano a scaglioni e sono affamati di sapere, costruire, mettersi in gioco.

Nel frattempo nella casa della cultura a Ben Arous in scena “I Racconti di Fernando” con traduzione simultanea da parte dei bambini. I gesti, le parole in italiano vengono urlate direttamente in arabo. Arriva la pulce Lucilla ed è il delirio di risate ed applausi.

Non esistono ansie da prestazione, non esiste la necessità di “riempire”, di avere consensi. L’importante è fare, organizzare, dare l’opportunità, creare occasione.

Sono le 15:00. E’ l’ora di “Pulcinella Mon Amour”. Siamo in scena in un tendone su un campo sterrato in uno dei quartieri più popolari e poveri della città. Entrata in parata, centinaia di bambini rimangono immobili e ci guardano entrare incantati. Accade l’imprevedibile, scende giù dal cielo una grandinata che non accadeva a Tunisi da più di dieci anni. Acqua a fiumi inizia ad entrare dal sotto il capannone, un rumore fortissimo, fili elettrici nelle pozzanghere, bambini in piedi sulle sedie ma avanti con lo spettacolo in un francese improbabile. Situazione surreale, estrema ma bella, felice. Alla fine foto d’obbligo con Pulcinella e la sua Zeza.

 

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