Ci ritroviamo attorno ad un tavolo la sera prima della partenza a pensare cosa è stato questo viaggio: non solo una tournée, non solo un festival ma sicuramente un’esperienza, come dice Dora “antropologica”.
Portiamo in Italia una valigia che profuma di spezie, gli occhi lucidi e commossi di Zuama al nostro saluto, i volti meravigliati dei centinaia di bambini incontrati in questi giorni nelle città e nelle periferie sperdute, la disponibilità ed il calore che tutti ci hanno dimostrato, le canzoni cantate a squarciagola nel pulmino.
Torniamo a casa con l’ammirazione per un popolo che non ha perso il proprio senso di appartenenza, che canta l’inno nazionale al termine di un festival, dai bambini agli anziani, che sventola la propria bandiera con orgoglio, che rispetta le proprie istituzioni, che ha la musica ed il ritmo nel sangue, che ha pensato ad un teatro in ogni casa della cultura.
Custodiremo gelosamente tutte le storie che ci hanno raccontato e che abbiamo incontrato: gli italiani che vivono a Tunisi, l’autista che da nove anni da solo cresce la sua bambina mentre la moglie è a Rimini a lavorare, la compagnia egiziana, Nhidal e la sua infinita energia.
Portiamo addosso la polvere tunisina, gli anelli che ci hanno donato le ragazze che abbiamo incrociato, la spilla che l’amico egiziano ha attaccato alla giacca di Maurizio, in mano le arance della Medina, nella borsa i burattini palestinesi. Un tesoro di emozioni e sensazioni.
Riprendiamo l’aereo con nuovi spunti, nuovi ritmi, nuove idee nate dal confronto con gli altri gruppi di professionisti ospiti del festival, con la consapevolezza che il Mediterraneo unisce e non divide, che l’arte, la musica ed il teatro hanno ancora un peso e sono le uniche armi vincenti.
La carovana del Teatro Bertolt Brecht riprende i suoi bagagli e continua il suo viaggio verso la XII Edizione del Festival dei Teatri d’Arte Mediterranei a Formia.