Caro Michele,
in questo momento ti sto pensando. Mentre guardo fuori dalla finestra le cose che accadono, penso che tu questa realtà non la stai vivendo, che ti è stata tolta per un tuo errore. Penso anche, però, che questa realtà, un giorno, tu tornerai a viverla.
Non è semplice scrivere ad una persona che non si conosce e poi…mi trovo in difficoltà a scrivere queste parole perchè ho paura di ferirti e farti stare male. Noi non ci conosciamo e probabilmente non ci conosceremo mai, ma io sono qui a darti forza e a far nascere un piccolo sorriso, una piccola speranza. Mi spiace per la tua situazione, ma non provo pietà. Sembrerò una ragazza cattiva, ma è perché mi pongo delle domande. La prima è perché sei qui dentro? Hai commesso degli errori ed ora stai scontando la tua pena, è dunque giusta la tua detenzione.
Nello stesso tempo penso alla difficoltà di vivere in cella. Penso alla voglia che hai di tornare in libertà. Immagino che tu stia pensando ogni secondo, minuto, ora, giorno, settimana ed anno di uscire da lì. Hai ragione, ma – come ho imparato quest’anno da Shakespeare – “quel che è fatto non può essere disfatto”. Tu potresti dirmi “Sì ma sono nove anni che sono chiuso qui, in questa prigione ed ho nostalgia di tutto e tutti”, io ti rispondo: «Da lontano il tempo può essere un castigo, sembrarci infinito, ma tu devi avere ancora un po’ di pazienza. Qui c’è un mondo che ti aspetta, aspetta solo te!». Devi trovare la forza, aspettare e pensare che fuori da lì c’è chi ti aspetta e vorrebbe abbracciarti. C’è una frase che mi dice sempre il mio ragazzo “Se stai bene tu, sto bene anch’io”. Lui vive per me, nel momento del bisogno lui c’è sempre. Ecco, anche tu non sei solo.
Ho capito che la libertà è la cosa più bella che Dio potesse donarci. Quando qualcuno viene rinchiuso in una cella perde un pezzo della propria vita, ma tu in questo tempo di detenzione che ti resta, guardati dentro e vivi per chi ti ama, specie i tuoi genitori, tuo fratello e tua sorella.
Forse questa lettera può sembrarti banale, ma volevo a tutti i costi parlare con te. Dai video che ho visto (canale youtube Solot) a scuola* ho capito che anche quando dimostrate di essere contenti, in fondo, sono soltanto degli inganni che voi detenuti usate per nascondere il nero dentro di voi: la tristezza e la solitudine. La vera prigione è dentro di voi! Ho còlto in voi, in ogni caso, la voglia di darsi da fare, la voglia di non lasciarsi scappare opportunità utili come il teatro e il lavoro.
E soprattutto ho capito che è importante riuscire a vivere al meglio ogni giorno della nostra vita. Tu sei riuscito, involontariamente, ad “insegnare” qualcosa a me, ti siano ora di conforto e monito le mie parole.
Nunzia
* n.d.r.: La lettera è stata scritta da un’alunna dell’IIS Carafa Giustiniani di Cerreto Sannita (Bn), scuola beneficiaria indiretta del progetto Limiti.